sabato 3 dicembre 2011

Per una cultura del portare


Per chi, come noi, non è parte di una tradizione della cultura del portare e che non ha quindi portato né è stato portato da piccolo, i primi scogli da superare sono la scelta del supporto, le tecniche di legatura e la familiarità con lo strumento scelto. Su questi temi ci si potrà informare leggendo su internet o attraverso libri (bellissimo, ad esempio, “Portare i piccoli”), operando una prima scelta basata sulle proprie esigenze, scelta che potrà essere naturalmente modificata con l'esperienza.

Io, ad esempio, mi sono subito innamorata della fascia lunga classica (nello specifico la Didymos: un po’ cara, ma bellissima e di elevata qualità), poi, non sapendo più cosa farmi regalare (la mia lista nascita minimalista era finita e rischiavo di ricevere la ennesima tutina “00”), ho chiesto una fascia lunga elastica (regalata per errore da due persone) che, con il mio bimbo nato prematuro, ho finito per utilizzare ben più della prima. Il papà di Edo, invece, non si trova molto bene con la fascia, così a breve mi dedicherò a cucire un bel mei tai per i miei uomini preferiti.
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Effettuata la scelta, noi inesperti del portare dobbiamo mettere in pratica le “istruzioni” e affrontare le paure legate a questa tecnica: il timore di far male al bambino stringendolo troppo e impedendogli di respirare bene, o la paura di stringerlo poco e rischiare che cada o, ancora, di metterlo in una posizione sbagliata che a lungo termine ne danneggi lo sviluppo. Talvolta, poi, non si trova mai il momento adatto per portarlo, mentre altre volte si esagera, volendolo tenere in fascia (o altro supporto) più di quanto lo consentano le proprie possibilità (fisiche e non), col risultato di trovarsi con un bel mal di schiena e un bimbo infastidito non appena viene “indossato”. Bene, arrivati qui non c’è libro che tenga. Ovviamente si possono leggere i racconti delle esperienze altrui, tuttavia a questo punto è di gran lunga più utile confrontarsi di persona con altri genitori che portano, con insegnati esperti o frequentare un corso. Meglio di tutto, a mio avviso, è fare esperienza diretta con i propri figli, sperimentando, dapprima a casa, le varie posizioni per trovare quella più congeniale.

Girando con un bimbo in fascia vi capiterà spesso di sentirvi dire “ma come è schiacciato” oppure “ma non soffoca?”. È difficile che i bambini si sentano troppo stretti. Non impossibile naturalmente, ma da parte mia posso dire che, quando stavo facendo pratica e mi è capitato di stringere troppo la fascia, ho subito sentito che qualcosa non andava. Io stessa non respiravo a pieni polmoni e tendevo a mantenere una posizione leggermente gobba, trovandomi presto affaticata e con la schiena dolorante mentre il piccolo se ne stava tutto tranquillo in uno spazio sufficiente al suo corpicino. Anche in questo caso, attraverso la pratica, si scoprirà presto il giusto modo di stringere la fascia.

Immagini tratte da: pillove.blogspot.com, mwj-childofthesun.org, nolimitsnana.hubpages.com

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